E’un’esperienza che abbiamo vissuto tutti: dopo un po’ di tempo trascorso in acqua, che sia nella vasca, in piscina o in mare, la pelle delle dita di mani e piedi si raggrinzisce in maniera significativa.Succede solo lì, alle estremità: nelle altre parti del corpo la pelle non si trasforma e resta liscia, normale. Vi siete mai chiesti perchè accade questo strano fenomeno? Da tempo gli scienziati indagano sul perchè avvenga questo strano raggrinzamento, chiedendosi se esista qualche correlazione con l’evoluzione dell’uomo.

Quanto tempo occorre perchè la pelle raggrinzisca?
Ci vogliono circa 3,5 minuti in acqua calda (circa 40°C) perché la punta delle dita inizi a incresparsi, mentre a temperature più fresche, sui 20°C, possono essere necessari fino a 10 minuti. Tuttavia, la maggior parte degli studi ha rilevato che occorrono circa 30 minuti di “ammollo” per raggiungere il massimo livello di “rugosità” sulle dita. Dopo diverse teorie, nel corso dei secoli gli studiosi sono giunti alla conclusione che il fenomeno è guidato dai nostri nervi, e per una precisa ragione.

Più presa in acqua
Siccome il nostro corpo è una macchina non solo perfetta, ma anche capace di adattarsi alle varie situazioni, il “raggrinzamento” doveva portare qualche vantaggio ai nostri lontani antenati. Le rughe indotte dall’acqua potrebbero aver dato ai nostri avi una presa migliore quando dovevano camminare su rocce bagnate o tenere in mano le loro prede in acqua. Dopo aver compiuto dei test, Nick Davis, neuroscienziato e psicologo della Manchester Metropolitan University che ha studiato questo fenomeno, ha detto alla BBC: “I risultati sono stati sorprendentemente chiari. Le rughe hanno aumentato il livello di attrito tra le dita e l’oggetto. Ciò che è particolarmente interessante è che le nostre dita sono sensibili a questo cambiamento e noi, inconsciamente, utilizziamo queste informazioni per applicare meno forza per afferrare un oggetto in acqua, risparmiandoci in condizioni difficili un’inutile fatica”. In sintesi, tutto sembra confermare che gli esseri umani possano aver sviluppato le rughe della punta delle dita e dei piedi ad un certo punto del loro percorso evolutivo per aiutarsi ad afferrare oggetti sommersi e restare in equilibrio su superfici bagnate.