Molti di noi, in questo periodo, si concederanno qualche giorno sui monti. E’ arrivata anche la neve! Una volta che si arriva in quota, anche solo mille metri di altitudine, c’è però sempre qualcuno che si pone la classica domanda: “Perché in montagna l’acqua bolle prima?”. In effetti è proprio così, e la risposta ce la può fornire la scienza.

E’ una questione di… pressione

Il principio fisico alla base di questo fenomeno è la relazione tra la pressione atmosferica e la temperatura di ebollizione. La temperatura di ebollizione di un liquido è la temperatura alla quale la sua pressione di vapore è uguale alla pressione atmosferica circostante. In altre parole, il liquido evapora e forma vapore quando raggiunge una certa temperatura, e questo processo avviene più facilmente quando la pressione atmosferica è più bassa.

La relazione tra pressione atmosferica e temperatura di ebollizione è descritta dalla legge di Boyle. Questa afferma che la pressione e il volume di un gas a temperatura costante sono inversamente proporzionali. In altre parole, se la pressione diminuisce, scenderà anche il punto di ebollizione del liquido.

A quote più elevate in montagna, la pressione atmosferica è inferiore rispetto alle zone a livello del mare. Poiché la temperatura di ebollizione di un liquido è influenzata dalla pressione atmosferica, a quote più elevate, l’acqua raggiunge il punto di ebollizione a una temperatura più bassa rispetto a quella a livello del mare.

Meno 1 grado ogni 300 metri

Ma, nella pratica, a quanti gradi bolle l’acqua man mano che ci si allontana dal livello del mare? Il punto di ebollizione dell’acqua diminuisce di circa 1°C ogni 300 metri. Pertanto si potranno buttare gli spaghetti a circa 97°C a 1000 metri di altezza, a circa 93°C a 2000 metri e a circa 90°C a 3.000 metri.

Un fenomeno da considerare quando si cucina

In sintesi, in montagna, dove la pressione atmosferica è inferiore rispetto alla pianura, l’acqua bolle a temperature più basse. Questo fenomeno è importante, ad esempio, per la cottura dei cibi. Bisogna considerare tempi di cottura più lunghi, ad esempio, per la pasta. Un elemento di cui gli chef devono tener conto!