L’aumento della quantità di acqua dolce nell’oceano Atlantico del Nord, conseguenza diretta dello scioglimento dei ghiacci legato al climate change, ha effetti anche sull’estate europea. Proprio così: questo fenomeno, apparentemente lontano, potrebbe portare a “casa nostra” ondate di calore e siccità. Uno studio condotto dal National Oceanography Center (Noc) e pubblicato sulla rivista ‘Weather and Climate Dynamics della European Geosciences Union’ delinea proprio questa prospettiva.
Il clima? Si può prevedere con anni di anticipo
Secondo i ricercatori, il clima estivo in Europa può essere previsto con mesi o anni di anticipo monitorando attentamente la quantità di acqua di fusione che si riversa nell’oceano. Marilena Oltmanns del Noc, autrice principale dello studio, spiega che mentre nel 2023 il Regno Unito e l’Europa settentrionale hanno sperimentato un clima insolitamente fresco e umido, la Groenlandia ha vissuto un’estate stranamente calda. Ciò ha provocato l’immissione di acqua dolce nell’Atlantico settentrionale.
Picchi di calore in aumento
L’aumento dell’acqua dolce nel Nord Atlantico ha quindi innescato una serie di eventi che preannunciano un’estate 2024 insolitamente calda e secca sull’Europa meridionale. Secondo Oltmanns, è plausibile che si registreranno alte temperature estive nel Nord Europa entro i prossimi 5 anni. Bisognerà studiare il percorso delle acque dolci nel Nord Atlantico.
Cambiamenti climatici in atto
Lo scioglimento delle banchise e dei ghiacciai fornisce una crescente fonte di acqua dolce per il Nord Atlantico. In questo modo, cambiano la circolazione oceanica e, di conseguenza, i modelli climatici globali. Con l’aumento dello scioglimento dei ghiacci, il futuro in Europa sarà caratterizzato da onde di calore e siccità più intense, amplificando gli effetti del riscaldamento globale. I risultati dello studio, riporta Adnkronos, sottolineano l’importanza delle osservazioni oceaniche per migliorare la precisione dei modelli climatici e anticipare condizioni meteorologiche specifiche. Gli scienziati affermano che questo passaggio è essenziale per adattare le tecniche agricole, prevedere il consumo di carburante e prepararsi per tempo alle inondazioni.