Gli ultimi anni sono stati avari di acqua sotto forma di pioggia. E questo che siamo vivendo ancora di più. Le scorte finora accumulate non sono sufficienti a garantire un’estate “tranquilla”, specie al Nord. Eppure in Italia non si raccoglie l’acqua piovana: nel nostro Paese va sprecato l’89% della pioggia. Invece la Spagna, paese simile al nostro per le condizioni climatiche, riesce a trattenerne il 30%. Lo riferisce l’ANbi.
Danni contenuti grazie alla tecnologia
Secondo Anbi, una costante ricerca applicata e l’innovazione tecnologica sono riuscite progressivamente a contenere i fabbisogni d’acqua in agricoltura, limitandoli a circa il 50% delle disponibilità idriche del Paese. Non altrettanto può dirsi per altri settori. Ad esempio le reti duali scomparse nelle programmazioni urbanistiche, dato che si continua ad annaffiare giardini e lavare automobili con acqua potabile. Ma si usano poco le acque reflue, a causa dell’inadeguatezza della rete di depuratori. Senza considerare le quote idriche, utilizzate in inquinanti processi industriali o per il raffreddamento di grandi data center oppure perdute per l’eccessiva cementificazione.
Che spreco d’acqua piovana
“Di fronte a questa complessa realtà – ha dichiarato all’Ansa Francesco Vincenzi, presidente di Anbi – è da considerarsi spreco anche il lasciare scorrere inutilizzato l’89% dei 300 miliardi di metri cubi d’acqua piovana, che annualmente piovono sul Paese, seppur con modalità assai diverse. Più concentrate e più violente nel tempo e nello spazio, aumentando così anche il rischio idrogeologico”.
Servono infrastrutture idriche
“Dotare il territorio di multifunzionali infrastrutture idriche, come laghetti e bacini di espansione, ottimizzando al contempo l’esistente – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – deve essere un obiettivo primario per incrementare la resilienza dei territori” In questo modo si aumenta l’autosufficienza alimentare, producendo energia rinnovabile e dando valore ai benefici ecosistemici, garantiti da un’oculata gestione dell’acqua. Non conservare l’acqua piovana per i momenti di bisogno soprattutto in anni di perdurante siccità, pregiudica innanzitutto l’agricoltura. E limita anche le prospettive occupazionali dei giovani in un settore vitale.